Next Energy: Futuro ad Alta Tensione

Torna Next Energy, seconda edizione della Call di Terna e Fondazione Cariplo, e realizzata da Cariplo Factory in collaborazione con il Campus di Terna: un'iniziativa pensata per creare e sostenere nuove idee e progetti innovativi nel settore elettrico, nonché per creeare occupazione tra i più giovani

Il bando è rivolto a diverse figure, tra le quali neolaureati con meno di 28 anni con laurea specialistica in Ingegneria Elettrica, Elettronica, Energetica, Gestionale o Meccanica (da meno di 12 mesi), i team di innovatori con almeno una persona di età inferiore ai 35 anni e le startup operanti in ambito Ue che hanno raccolto investimenti per almeno 50mila euro e in possesso di un prodotto già commercializzabile.

La posta in gioco non è per nulla trascurabile: per i vincitori sono previsti 10 stage di 6 mesi in Terna, un programma di accelerazione di 3 mesi per le startup scelte e un premio di 50mila euro (voucher in servizi) al progetto migliore. Saranno inoltre selezionate fino a un massimo di cinque startup che accederanno a growITup, la piattaforma di open innovation di Cariplo Factory. Obiettivo: definire potenziali aree di sinergia con Terna e un progetto pilota da testare.

Nel corso della prima edizione, su un totale di oltre 200 candidature, nove neolaureati selezionati per lo stage sono stati inseriti in azienda e le quattro migliori startup – Drone Radio BeaconRibes TechSense Square e Cleveral – ora collaborano in maniera continuativa con Terna.

Per candidarsi c'è tempo fino all'8 novembre per i neolaureati, mentre fino al 22 novembre per le startup.

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Al via l’Atlante ENEA, banca dati di progetti e tecnologie per istituzioni, ONG, imprese, associazioni

Una banca dati online con le tecnologie e i progetti per la cooperazione allo sviluppo, a disposizione di tutti i soggetti che operano in questo settore: istituzioni, ONG, imprese, associazioni, organizzazioni e organismi nazionali e internazionali. È l’Atlante per la Cooperazione allo sviluppo realizzato dall’ENEA e disponibile sul sito www.enea.it con oltre 60 schede tecniche consultabili usando come chiavi di ricerca gli obiettivi dell’Agenda 2030, ma anche per Paese e settore di intervento.

L’Atlante è uno degli strumenti messi in campo da ENEA per promuovere il trasferimento tecnologico e far conoscere le proprie competenze in questo settore, nell’ambito del rafforzamento delle attività per la cooperazione internazionale deciso nel 2015 e sancito nel Piano Triennale 2017-2019.

Sul fronte operativo, l’ENEA partecipa a progetti di cooperazione allo sviluppo in diversi Paesi in Africa, nel Bacino del Mediterraneo, nel Vicino Oriente e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS).  I principali settori di intervento sono le energie rinnovabili, lo sviluppo e il turismo sostenibile, l’innovazione del sistema agro-industriale, l’uso efficiente delle risorse naturali, la mitigazione e l’adattamento al  cambiamento climatico e la resilienza.

In particolare,  nell’ambito di Convenzioni con il MATTM, ENEA ha predisposto negli ultimi due anni la progettazione di 31 interventi in 19 Paesi in Via di Sviluppo (Kiribati, Isole Solomon, Vanuatu, Palau, Tonga, Micronesia, Maldive, Comore, Botswana, Lesotho, Swaziland, Etiopia, Gibuti, Sudan, Libano, Iran, Cuba, Dominica e Barbados) per un ammontare complessivo di circa 19 milioni di euro. Gli interventi rientrano nel quadro dell’Accordo di Parigi, adottato alla COP21, che prevede, tra l’altro, la copertura economica, da parte dei Paesi industrializzati, di azioni per il trasferimento ai Paesi in Via di Sviluppo (PVS) di tecnologie, metodologie, approcci etc. atti a contrastare gli impatti dei cambiamenti climatici.  

La tipologia di azioni previste riguarda principalmente il ciclo dell’acqua, la gestione integrata dei rifiuti, tecniche di irrigazione per una agricoltura sostenibile e resiliente, aree marine protette (compresi i Santuari marini), sistemi di early warning, sfruttamento dell’energia dal mare, edilizia pubblica a emissioni zero, potenzialità per lo sfruttamento di energie rinnovabili, gestione della risorsa idrica in agricoltura e in villaggi rurali, interventi di adattamento in aree costiere. Questi interventi implicano anche una forte componente di trasferimento tecnologico, che vede l’ENEA contribuire fortemente nel mettere in contatto la domanda tecnologica dei Paesi in Via di Sviluppo con l’offerta tecnologica delle imprese italiane.

Visita l'Atlante Enea per la Cooperazione allo Sviluppo

Agenda 2030, ASviS: “L’Italia non è in condizione di sviluppo sostenibile”

A quale punto si trova il nostro Paese rispetto agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG's) dell'Agenda 2030 dell'Onu sottoscritta esattamente un anno fa da tutti i Paesi membri delle Nazioni Unite?

A fornire una risposta è il Rapporto "L'Italia e gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile" curato da ASviS con la collaborazione di 350 ricercatori provenienti dalle 130 relatà aderenti e presentato il 28 ottobre alla Camera dei Deputati. Secondo l'Alleanza, il nostro Paese non è in linea con nessuno dei 17 goals previsti dall'Agenda, e "nonostante i progressi compiuti, con gli attuali andamenti l'Italia non sarà in grado di centrare nè i Target da raggiungere entro il 2020, né quelli fissati al 2030, a meno di un radicale cambiamento nel proprio modello di sviluppo".

Come segnalano i 28 indicatori compositi calcolati dall'ASviS e presentati nel rapporto, nel Belpaese, nel corso degli ultimi cinque anni, si è registrato un netto miglioramento per quanto riguarda nove Obiettivi, un peggioramento per altri quattro e una situazione di stallo per i restanti quattro.

In particolare la situazione peggiora per l'Obiettivo 1 ("Porre fine a ogni forma di povertà del mondo"), il cui indice passa da 91,5 del 2006 a 68,5 del 2015 a causa dell'aumento delle persone e delle famiglie che vivono in povertà assoluta o a rischio indigenza; per l'Obiettivo 6 ("Garantire a tutti disponibilità e gestione sostenibile dell'acqua e delle misure igenico sanitarie), vista la diminuzione dell'aiuto pubblico nei settori di acqua e sanità; per l'Obiettivo 10 ("Ridurre la diseguaglianza tra nazioni") a causa dell'aumento delle diseguaglianze nel nostro Paese (l'indice diminuisce da 86 del 2004 a 68,4 del 2015); infine male anche per quanto riguarda l'Obiettivo 15 ("Proteggere e favorire l'uso sostenibile di terre e fermare la perdita di terreno e di biodiversità biologica), dove l'indice cala nettamente: da 101,7 punti del 2005 a 57,9 del 2015.

La situazione rimane poi statica per altri quattro obiettivi: assicurare a tutti un accesso ai sistemi di energia sostenibili ed economici (Goals 7), incentivare una crescita sostenibile e un lavoro dignitoso per tutti (Goal 8), rendere le città sostenibili e vivibili (Goal 11) e rafforzare il partenariato mondiale e i mezzi di attuazione per lo sviluppo sostenibile (Goal 17).

Ci sono poi anche le buone notizie: per quanto riguarda gli altri 9 target (sicurezza alimentare, salute e benessere, istruzione, uguaglianza di genere, infrastrutture resilienti, modelli sostenibili di produzione e consumo, lotta al cambiamento climatico, conservazione dei mari e giustizia sociale) l'Italia ha registrato dei netti miglioramenti. Passi in avanti, che, avverte il Portavoce di Asvis Enrico Giovannini "non sono comunque sufficienti nel raggiungimento dei Target previsti dall'Agenda 2030", puntalizzando che, "in alcuni campi dove miglioriamo siamo indietro di 10 anni rispetto alla media europea, come nel caso dell'accesso all'istruzione".

Attraverso la simulazione su 28 indicatori, ASviS e Fondazione Enrico Mattei hanno poi analizzato diversi scenari per l'Italia al 2030, presentati per la prima volta nel rapporto: in base a questi è stato comunque calcolato che politiche business as usual non sono in grado di migliorare in modo significativo il benessere e la sostenibilità, e che, anzi, la nostra poszione rispetto agli altri Paesi Ue potrebbe peggiorare. Servono invece, avverte il Rapporto, politiche "sistemiche" in grado di intervenire in profondità nei settori in crisi. 

Infine il documento lancia alcune proposte: entro sei mesi, secondo l'Alleanza, è necessario completare l'iter di approvazione di alcne leggi fondamentali (come il Disegno di Legge sul Consumo di Suolo, il Piano Nazionale per l'Adattamento ai Cambiamenti Climatici o la Strategia per l'Economia Circolare), dettagliare la Strategia Energetica Nazionale – sopratutto in termini quantitativi – e adottare provvedimenti urgenti per accellerare il passo verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile che scadono entro il 2020.

Infine, ASviS lancia una promessa: in vista delle elezioni politiche del 2018 l'Alleanza fa sapere che mobiliterà e farà pressione su tutte le forze politiche affinchè incorporino nei loro programmi enlle agende elettorali i temi dell'Agenda 2030, in modo da trasformare i prossimi cinque anni nella "legislatura dello sviluppo sostenibile".

 

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Sogin, ma quanto ci costa smantellare le centrali nucleari?

Nel lontano 1987 in un referendum molto partecipato, i cittadini italiani si espressero a larga maggioranza (80%) per chiudere definitivamente con l'energia nucleare, anche alla luce dei fatti di Chernobyl. Trent'anni dopo quell'esperienza, il nostro Paese è ancora in enorme ritardo nelle attività di bonifica del territorio e di smantellamento degli impianti nucleari: la società adibita al cosiddetto decommissioning, la Sogin, continua a procrastinare la fine dei lavori, mentre i costi aumentano di anno in anno a spese dei cittadini. Se nel 2008 erano stati stimati 4,5 miliardi di euro per la bonifica, questa cifrà lievito nel 2013 a 6,3 miliardi, per arrivare, nel 2017 a 7,2 miliardi

Francesco Ferrante, Vice Presidente di Kyoto Club, analizza la situazione su un articolo di La Stampa.it ripercorrendo le tappe di questa "farsesca" vicenda.

Leggi l'articolo completo su www.lastampa.it

Schneider Electric, più potenza per la Digital Economy all’Innovation Summit di Hong Kong

Il 25 e 26 settembre Schneider Electric ha tenuto ad Hong Kong l’Innovation Summit . All'evento, esperti Schneider Electric e i più importanti thought leader collaboreranno per presentare al mondo nuovi modi per trasformare grandi idee in soluzioni per dare più potenza alla Digital Economy (“Powering the Digital Economy”).

Durante l’evento è stata presentata la EcoStruxure™ World Premiere, con lo svelamento delle ultime innovazioni introdotte in EcoStruxure, l’architettura aperta, plug&play e abilitata dall’IoT che oggi consente di fornire soluzioni end-to-end in sei settori:  Power, IT, Building, Machine, Plant e Grid – rivolgendosi a quattro mercati finali – Edifici, Data Center, Industria e Infrastrutture.  Questa “prima assoluta” prevede, tra gli altri elementi, la presentazione in esclusiva del lancio di tre nuove soluzioni:

EcoStruxure IT, architettura per la gestione dell’infrastruttura data center cloud-based di nuova generazione, capace di offrire visibilità in tempo reale e analisi predittiva, ottimizzando l’operatività di infrastrutture IT e facility che le ospitano;

EcoStruxure Building, che unisce una piattaforma collaborativa per la gestione intelligente degli edifici e un’architettura di sistema aperta che permette a sviluppatori e partner di interagire, condividere dati e sviluppare applicazioni, per migliorare fino al  30% l’efficienza e offrire a chi vive e lavora negli edifici il massimo comfort.

La piattaforma EcoStruxure Industrial Software, che unisce scalabilità e specializzazione verticale per consentire a persone e processi di lavorare insieme in modo trasparente, portando a ridurre il total cost of ownership senza compromettere la gestione dei rischi, la sicurezza dei dati, i requisiti di performance.

Oltre 1000 clienti Schneider di tutto il mondo hanno partecipato all'appuntamento, ascoltando le testimonianze di oltre 50 esperti, tra cui il Presidente e CEO di Schneider Electric Jean-Pascal Tricoire e Cyril Perducat, Executive Vice President IoT & Digital Transformation, Schneider Electric.

In tutti i mercati sta emergendo una nuova economia digitale:  IoT, intelligenza artificiale e digitalizzazione accelerano l’evoluzione, creando enormi opportunità per le aziende in termini di incremento di efficienza, capacità di rompere le regole del mercato e differenziarsi”  ha dichiarato Tricoire. “La nostra missione è semplice: noi offriamo tecnologie digitali aperte e concrete che abilitano la transizione e la realizzazione delle grandi idee dei nostri clienti, grazie all’economia digitale”.

Anche l’Innovation Summit di Hongk Kong fa parte ,in quanto grande evento, dell’azione che Schneider Electric sta portando avanti per rispettare gli impegni di sostenibilità presi in occasione del COP21 ed il suo obiettivo di diventare una azienda carbon neutral entro il 2030. Schneider sta investendo in un progetto di compensazione delle emissioni per compensare l’anidride carbonica causata dai trasporti aerei e dalle attività di costruzione legate all’evento. Tutti gli aspetti dell’evento sono gestiti in modo sostenibile, con azioni pratiche quali una gestione attenta della climatizzazione, la scelta di utilizzare packaging e cibi sostenibili la riduzione dell’uso di carta e della produzione di rifiuti.  Questo impegno di sostenibilità sarà parte integrante di tutte le prossime edizioni dell’Innovation Summit World Tour

Eolico al 2030: crescita, occupazione e ambiente per l’Europa, ma non per l’Italia

L’eolico in Europa registrerà una crescita notevole, dove nel quadriennio 2017-2020, grazie a una media di 12,6 GW installati ogni anno, verranno realizzati più di 50 nuovi GW, che porteranno la capacità cumulata a 204 GW. La crescita continuerà anche nel decennio successivo, portando la potenza a 323 GW (253 GW onshore e 70 GW offshore) nel 2030, più del doppio di quella registrata a fine 2016 (160 GW).

A sostenerlo sono i due report Outlook to 2020 e Scenarios for 2030, gli ultimi due studi sull'eolico realizzati dall'Associazione Wind Europe in collaborazione con l'Associazione Nazionale Energia del Vento (ANEV). Secondo le cifre, l’eolico potrà arrivare a soddisfare nel 2020 il 16,5% della domanda elettrica europea (superando così l’idroelettrico e divenendo la prima fonte rinnovabile), mentre al 2030 gli 888 TWh generati dal vento copriranno il 29,6% dei consumi UE.

Sicuramente una buone notizia per l'Europa. Un po' meno per l'Italia, visto che nello studio il nostro Paese si posiziona ben al di sotto della media europea degli investimenti nel settore: per WindEurope da qui al 2020 non verranno installati più di 1,6 GW. Per questo l'associazione assegna all’Italia un “policy outlook” al 2020 negativo, dovuto al ritardo nell’adozione della SEN e del Decreto per le nuove aste.

Anche l’ANEV denuncia da tempo i gravi ritardi normativi che bloccano il settore eolico italiano, da sempre sottoposto a ingiuste penalizzazioni e a periodi di stallo dovuti a vuoti normativi. Tali ritardi si ripercuotono negativamente sul sistema industriale dell’eolico nazionale, aumentando le inefficienze dovute all’incertezza e alla mancata programmazione. Oltre a mettere in pericolo un intero comparto, questi ritardi da parte delle Istituzioni nell’elaborazione di norme che regolino il settore, contribuiscono al mancato raggiungimento degli obiettivi che il Paese si è posto, sia al 2020 che al 2030.

L’eolico italiano ha tutto il potenziale per raggiungere e superare gli obiettivi fissati al 2020, è necessario però che i pubblici decisori, anche a fronte del triste dato emerso dai report WindEurope, siano più incisivi nell’impegno preso alla lotta ai cambiamenti climatici e a sostegno del settore eolico e delle rinnovabili, iniziando ad accelerare i tempi per la pubblicazione dei provvedimenti attuativi previsti e già in colpevole ritardo. Il DM che definisce contingenti e procedure di aggiudicazione per le nuove aste, che il settore attende ormai dalla fine del 2016, deve essere emanato quanto prima.

Etica Sgr pubblica l’impronta del carbone per il terzo anno consecutivo

Etica SGR, la società di gestione risparmio del gruppo Banca popolare etica ha pubblicato nei giorni scorsi per il terzo anno consecutivo l’impronta di carbonio del fondo Etica Azionario. Un'esclusiva di pochissime società: ad aderire alla rendicontazione prevista dal Montréal Carbon Pledge – un sistema di misurazione nato e cresciuto con l’appoggio delle Nazioni Unite – sono solo due gruppi italiani, Etica Sgr, appunto, e il Gruppo Cometa. In generale, l’impronta di carbonio rappresenta l’insieme di tutte le emissioni di gas a effetto serra che possono essere attribuite a una società, evento, prodotto o servizio.

In base alle cifre diffuse da Etica SGR, si scopre che per 100 euro investiti nel fondo Etica Azionario si generano in media 27 chili di Co2e, un’unità standard che misura l'impatto  di ogni diverso gas serra in termini di quantità di CO2: in questo modo è possibile paragonare tra di loro gas diversi quando si considera il loro contributo all’effetto serra.

Guardando poi al trend nel corso del tempo, Etica Sgr sottolinea che tra le aziende che compongono il portafoglio del fondo, l’81% ha intrapreso iniziative per la riduzione delle emissioni inquinanti, cosa che, stando alle dichiarazione di Etica Sgr, ha portato a risparmi pari a 3.355 tonnellate di Co2e.

Complessivamente, nel calcolo dell’impronta del fondo Etica Azionario, nel 2016 sono state registrate 63.400 tonnellate di Co2 riconducibili alle emissioni totali delle aziende in portafoglio. La rilevazione si traduce in 334 tonnellate di Co2e di emissioni medie delle aziende per milione di euro fatturatoE si traduce altresì in 272 tonnellate di Co2e di emissioni per milione di euro investito nel fondo.

Per il direttore generale di Etica Sgr, Luca Mattiazzi, «la carbon footprint è uno strumento di rendicontazione, controllo e analisi ambientale che va ad integrare quelli già esistenti utilizzati da Etica Sgr per creare prodotti finanziari sempre più sostenibili e responsabili. D’altronde, la storia ci insegna che chi non presta attenzione a queste tematiche può essere più esposto di altri ai rischi finanziari».

Sottoscrivendo il Montréal Carbon Pledge, gli investitori si impegnato a misurare e a rendere pubblica l’impronta di carbonio sul proprio portafoglio investimenti su base annuale.L’iniziativa è stata lanciata il 25 settembre 2014 e supportata dai Principi per l’investimento responsabile dell’Onu (Pri) e dalla United Nations Environment Programme Finance Initiative(Unep Fi).Il Montréal Carbon Pledge è stato sottoscritto da oltre 120 investitori, per un totale di più di 10mila miliardi di dollari di asset gestiti. Supportano questa iniziativa, investitori europei, statunitensi, canadesi, australiani, giapponesi, sudafricani e con base in Singapore.Questo accordo permette agli investitori, tanto proprietari quanto gestori, di formalizzare il proprio impegno verso gli obiettivi della Portfolio Decarbonization Coalition, che mobilita investitori per misurare, rendere pubblico e ridurre la carbon footprint del portafoglio.

La Strategia dell’UE e il Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici

Lo scorso 3 agosto il Ministero dell'Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare ha avviato una consultazione pubblica con associazioni, mondo della ricerca e istituzioni per la redazione di un Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Il documento, elaborato dal Centro Euro – Mediterraneo sui cambiamenti climatici,  fornisce una dettagliata descrizione delle nuove tendenze climatiche nel nostro Paese, e analizzando gli impatti che questi cambiamenti hanno nel nostro territorio introduce anche nuovi meccanismi di monitoraggio e valutazione, nonchè nuovi indicatori complessi per identificare azioni di adattamento.  

Cosa prevede il testo e come funziona? E sopratutto come si inserisce all'interno della più ampia strategia europea e globale di lotta ai cambiamenti climatici? Per rispondere a queste domande la nostra associazione vi invita a partecipare a "La Strategia dell'UE e il Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici", il terzo di una serie di webinar organizzati da Kyoto Club e promossi dal Ministero del'Ambiente su Accordi di Parigi e Agenda 2030 sullo Sviluppo Sostenibile dell'ONU: un momento di formazione e di condivisione di proposte e riflessioni su una problematica – quello dei cambiamenti climatici – molto attuale. Appuntamento martedì 3 ottobre alle ore 15,30: basta una connessione a internet ed un computer ed il seminario potrà essere seguito comodamente da casa.

L'incontro sarà il primo di quattro webinar di preparazione al workshop "PAESC: esperienze ed opportunità per gli Enti locali in Italia" organizzato dalla Rete delle Reti Sostenibili, che si terrà a RImini il 10 novembre.

 

A coordinare i lavori sarà Karl-Ludwig Schibel, sociologo e membro della Presidenza di Alleanza per il Clima Italia Onlus. Vi aspettiamo numerosi!

Iscriviti qui: https://www.kyotoclub.org/formazione/accordo-parigi-agenda-2030-sviluppo-sostenibile